Yahoo Search Búsqueda en la Web

Resultado de búsqueda

  1. Su padre, Ambrogio Faccio, era ingeniero, su madre, Ernesta Cotto, ama de casa. Era la mayor de 4 hermanos. Pasó en Milán su infancia, que recuerda feliz, hasta que la adolescencia oscurece el cielo de su vida. En 1888, el Marqués Sesto Ciccolini ofrece al padre de Sibilla la dirección de su fábrica de botellas.

  2. Sibilla Aleramo: selva de amor. Nacida en Alessandria, el carácter tumultuoso de su padre, un profesor de ciencias reconvertido en modesto industrial, lleva a Rina Faccio (1876-1960) a cambiar constantemente de ciudad. Arrastrando a su familia, Ambrogio Faccio salta de Alessandria a Vercelli, de Vercelli a Milán y de Milán a Porto Civitanova ...

  3. Sibilla Aleramo, pseudonimo di Marta Felicina Faccio detta Rina, è stata una scrittrice, poetessa e giornalista italiana. È ricordata per il suo romanzo autobiografico Una donna, in cui dipinge la condizione femminile in Italia a cavallo fra il XIX ed il XX secolo.

  4. 6 de mar. de 2023 · Era il luglio 1888, quando Ambrogio Faccio, professore di Scienze, arrivava da Milano a Porto Civitanova con la moglie Ernesta Cottino e i quattro figli: Rina, Corinna, Iolanda e Aldo. Era stato chiamato dal marchese Claudio Sesto Ciccolini a dirigere la fabbrica di bottiglie, in qualità di direttore dei lavori prima e della ...

  5. FACCIO, Rina (Marta Felicina), pseud. Sibilla Aleramo. Lucia Strappini. Nacque il 14 ag. 1876 ad Alessandria, primogenita di Ambrogio e Ernesta Cottino, seguita da due sorelle (Cora, Jolanda) e un fratello (Aldo).

  6. 8 de mar. de 2018 · Il diverbio di Ulderico Pierangeli, marito di Sibilla Aleramo, con il direttore Ambrogio Faccio, padre della scrittrice, porta i due coniugi a una decisione: lasciare Porto Civitanova, destinazione Roma dove Rina Faccio aveva avuto una promessa come collaboratrice di una rivista femminile.

  7. Nell´estate del 1927 muore Ambrogio Faccio, Aleramo non riesce a dare al padre l´ultimo saluto giungendo a Pescara quando egli era già spirato. Nel dicembre 1928, pressata dal bisogno, scrive a Mussolini chiedendo un´udienza e un sussidio: questi le concederà una somma ma non il vitalizio che la scrittrice avrebbe desiderato.